Primo mese di scuola

Il cortile della Leonardo
Del primo giorno di scuola ricordo due cose
Che all'appello-adunata in cortile mia mamma (anzi, la mia mamma, come pretendeva che scrivessimo la maestra: Maria Dotti ci dica se aveva ragione) mi disse: "C'è anche un altro Leonardo!".
E che Abrami pianse un disperatamente e fu l'unico.
Io ero tranquillo ma dai modi sicuri della maestra nel dirigere tutti ebbi l'impressione di essermi arruolato in una specie di esercito.
Impressione giusta.



Prima pagina del primo quaderno.



Ricordo che Montelatici obiettò di essere nato a Londra. E che la maestra lo neutralizzò con un discorso sul concetto di patria.
A proposito, non so fu per un caso, ma ricordo che in classe avevamo una cartina dell'Italia ante seconda guerra mondiale, con l'Istria ancora italiana.

Notare:
  1. le bandierine in stile littorio
  2. la iniziale minuscola di patria, segno che alla maestra - in fondo - importava più la forma italiana del nazionalismo
  3. il voto, stringato come al solito e che non premia neanche un po' la fatica che traspare tutti quegli aggiustamenti delle linee
  4. la firma di mia madre che, due anni prima della riforma del diritto di famiglia, usa il cognome del marito

Qui sotto, invece, il "benino" ci sta tutto.
Già mostravo scarsa attenzione per le teorie creazioniste.





L.T.


11 commenti:

  1. Vabò mi proietto nel XXI secolo; a me viene un po' in mente Guzzanti che imita Venditti (ed il suo grande raccordo anulare) ma come ho appena controllato sulla wiki "La sigla ROMA appare sulle targhe automobilistiche, mentre RM viene utilizzata nei moduli, quando occorre una sigla di due lettere". RO è Rovigo, forse da qui il benino..... lu

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  2. Pare anche che il primo giorno la maestra diede qualcosa da scrivere e poi premiò me anzichè Maria (Dotti) per la migliore esecuzione. Mi sembra (ma qua rivogliamo la testimonianza di Maria) che se ne ebbe un po' a male, almeno così mi raccontò in una delle prime rimpatriate.... riciao lu

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  3. Allora... ricordo benissimo che la maestra ci faceva scrivere "la mia mamma" o "mia madre" e da allora segno errore a chi fa diversamente. Nessun altro mi ha dato indicazioni diverse, quindi vale l'autorità della maestra.
    Poi... a piangere secondo me era Modolo, non Abrami!!! Vero è che piangeva uno solo.
    Poi... la sigla "Ro" secondo me è stata aggiunta dalla maestra, con lo stesso pennarello rosso della scritta "Benino".
    E infine: certo, Pagnoni, che mi hai scippato il premio (una copertina da quaderno con le alette) per il lavoro di scrittura (una pagina di cerchietti) assegnatoci il primo giorno di scuola!!! Non l'ho ancora digerita, perché la svista dell'arbitro fu evidente.

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    1. sigla "Ro"... quindi è stato un errore della maestra (anch'io avevo qualche dubbio visto la grafia)? E' vero anche che allora le macchine avevano ancora tutte la targa ROMA........

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    2. la svista dell'arbitro
      secondo me non se la sentì di premiare una femminuccia il primo giorno (cioè di assegnare un rigore alla squadra ospite....) e decise diversamente.... ma ci fu una moviola per tutto questo? Come avvenne il ballottaggio?

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  4. Ma vi rendete conto che noi il 24 ottobre, cioè nemmeno un mese dopo l'inizio della scuola elementare, scrivevamo già tutte le lettere dell'alfabeto in corsivo?!? E che si prendeva "benino" per una pagina scritta in modo ordinato e preciso, se si esclude qualche tratto non perfetto ?!?

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    1. pagina scritta in modo ordinato e preciso..... sì ma avete visto la mini-cartina dell'Italia (+ Corsica) con la stilizzazione di Alpi, il fiume Po, gli Appennini ed il mare blu? E' ancora + fantastica!!!

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  5. Una posizione "mista" (dalla Treccani):

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    È possibile dire: “mia mamma” ed anche “mia madre” senza incorrere in errore?
    Mettiamola così: se si dice o si scrive mia madre, mio padre si è perfettamente dentro la norma tradizionale. Probabilmente, proprio a causa dell’influsso dei due tipi mia madre e mio padre, che hanno fatto da modello, sempre più spesso sentiamo dire e ci capita di leggere mia mamma e mio papà. Anche se, in questi casi, la norma e la tradizione prevedono che la coppia aggettivo possessivo + mamma (o papà) sia preceduta dall’articolo determinativo.

    La stessa consuetudine dovrebbe valere in presenza di babbo (che, come si sa, è sempre più confinato nel solo uso toscano) e delle varianti affettive di figlio e figlia, vale a dire figliolo e figliola (due forme – detto di sfuggita – che, nell’allocuzione, il doppiaggio dei film americani predilige, per es.: «Senti, figliolo, ora te ne torni a casa», cfr. Clint Eastwood in Gran Torino). Dovremmo avere perciò: il mio babbo, il suo papà, la tua mamma, il mio figliolo, la tua figliola e simili.

    Va però spezzata una lancia a favore dell’uso concreto della lingua, specialmente per quanto riguarda il parlato. Infatti, sempre di più, nell’italiano colloquiale e famigliare e nell’Italia fuor di Toscana sono ben rappresentati i tipi mia mamma e mio papà. Insomma, non è il caso di brandire la matita blu, né quella rossa; vale la pena, piuttosto, di essere consapevoli di una realtà “mista”, rappresentativa di una fase in cui la norma tradizionale, probabilmente, si sta modificando.

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  6. la mia mamma ricorda molto bene chi era il piangente (avevo ragione io!) e altro:

    "Abrami era seduto vicino alla finestra e piangeva.
    Le mamme erano in piedi alle spalle del proprio figlio seduto al banco. così volle la maestra per meglio memorizzare la coppia.
    La maestra parlò dando parecchie disposizioni.una me la ricordo:per la merenda NO a focaccine unte, SI' a un contenitore di plastica con frutta a pezzetti.
    Mio figlio tentò un sonnellino appoggiando la testa sul banco, ma una mia ginocchiata risolse il problema. Chiara Tamborini"

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  7. Mio figlio tentò un sonnellino .... il sonno della giustizia..... strano però di mattina....

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