Le foto ufficiali


Non sto a mettere i nomi.
A chi avesse dei dubbi non suggerisco di aiutarsi leggendo la didascalia della foto del primo post, vista la involuzione.
Era quarant'anni fa o forse trentanove, perché non ricordo se ci facevano le foto in autunno o a primavera. Propendo per la seconda ipotesi, data l'abbondanza di pantaloni corti.

Ricordo che si doveva stare attenti al momento dello scatto, che forse era uno solo, per evitare di essere additati alla consegna della foto - e ancora oggi dai lettori del blog - per una smorfia orrenda.
Era una buona l'occasione per stare in mezzo a due compagne, come voleva la disposizione a scacchiera. Piacere che, però, mi fu sempre negato. Oltre che ai due accucciati, in prima fu negato a me e al De Leva per motivi di numeri. E gli anni successivi mi fu ancora negato per svariati motivi.
Non ambivo al posto vicino alla maestra, che poteva essere spunto qualche risolino dei compagni. Ma l'anno dopo mi toccò proprio quello, inducendomi un sorriso forzato. 


In terza andò peggio, addirittura con la mano della maestra sulla mia spalla!
Espressione da recluta atterrita.


Gli ultimi due anni, invece, ci fu un rilassamento dei costumi, con il passaggio al colore, foto storta, gente che passeggia dietro e l'abbandono della scacchiera. E io... ancora niente compagne.





Restano alcune domande:
Perché la Ferrario e la Mensi in terza non erano in tuta?
E in quarta perché Weiler lo era?
E poi, chiede Rossella Tomassini:
ma i calzini lunghi e rigorosamente bianchi facevano parte della divisa? io lo noto adesso!!!! anche se la Ferrario "esce" con un rosso fiammante!
Ai grembiuli della maestra riesco a dare un solo significato: spirito di servizio.
Faceva moltissimo e molto sbagliava ma di sicuro ce la metteva tutta, dedicandoci tutta la sua persona.


L.T.

5 anni dopo

- 14 giugno 1978 -

Questo è il commiato della maestra dettato alla classe l'ultimo giorno di scuola, che Roberta Ferrario ha conservato.

Quello che c'è scritto credo sia vero, compresa la teoria del fine che giustifica i mezzi (durezza e severità per scuotere e spronare).
Teoria che è sbagliata, perché i mezzi sono importanti e se non sono leciti non lo sono e basta, indipendentemente dalla bontà del fine.
La maestra la pensava in un altro modo, ma almeno aveva il coraggio di ammetterlo. Un'altra avrebbe detto: "Io? Io non ho mai... mai mi sarei permessa di ecc. ecc." Viva il coraggio delle proprie idee, anche se sbagliate.
Da notare che "scuotere" per lei non era propriamente una metafora. Ricordo che una volta mi scosse tenendomi per i capelli. Cose dell'altro secolo.
Meno male che "spronarci" è rimasta metafora, visto che per la Treccani significa: "Pungere, stimolare con gli sproni".

Non mi piace il riferimento ai "meno volenterosi" (immaginiamo che ci fosse anche una versione per i maschi).
In realtà, volenterosi eravamo tutti, solo che alcuni corrispondevano al suo modello di bambino e altri no, tutto qui, ed è stato molto ingiusto chiamare "meno volenteroso" chi non corrispondeva.
Del resto, scagli la prima pietra chi non ha mai fatto lo stesso errore con i propri figli o allievi (per chi ce ne ha).

Sulla disponibilità era sincera.
Bello quel numero di telefono (senza prefisso, démodé), più diretto e intimo della @ che si userebbe oggi. Quel paio di volte che sono andato a trovarla - una con il Pepa, se non ricordo male - era sempre ospitale e apriva casa sua senza cerimonie e senza bisogno di particolari preavvisi (in questo non era triestina).

Era sincera anche sul fatto che ci avrebbe ricordato per sempre e che avrebbe sempre voluto che riuscissimo in tutto (anche troppo).

Grazie a Roberta Ferrario, anche per la grafia leggibilissima.


L.T.

40 anni dopo


- 19 ottobre 2013 -


In piedi, da sinistra: Alessandro De Santis, Cinzia Mariani, Pietro Tantardini, Rossella Tomassini, Alessandro Caruso.
Seduti, da sinistra: Alessandro Koenig, Carlo Bellavite (noi lo conoscevamo così, senza l'aggiunta di Pellegrini), Leonardo Tamborini, Loretta Mariani, Lorenzo Montelatici, Maria Dotti, Paola Maccabelli, Roberta Ferrario, Luigi Pagnoni.

Assenti o irreperibili: Filippo Abrami, Riccardo Caniato, Leonardo De Leva, Massimiliano Modolo, Emanuele Persico, Nicola Scolastico, Riccardo Weyler, Simona Barbini, Silvia Manni, Monica Mensi, Valentina Secchi, Michela Tosi.


Siamo tutti alunni della maestra Paola Doppelbauer Andreini, la sezione C della scuola elementare Leonardo Da Vinci 1973-1978.
La maestra è nata il 16/4/1918 a Trieste (che, per pochi mesi, faceva ancora parte dell'Impero Austro-Ungarico) ed è morta a Milano il 13/6/2007.
Vedova, senza figli e con una sorella sorda morta prima di lei, ha lasciato tutti i suoi beni all'Ente Nazionale Sordi, che si è impegnato a curare la sua tomba che si trova al cimitero di Lambrate.
Questa è l'unica notizia che di lei si trova su Internet. Per ora, perché adesso c'è questo blog...
Era una maestra di un'energia incredibile, che ci ha inculcato molte cose, che ci sono state tutte utili nello studio e nella vita. I suoi metodi erano forti come lei, a volte eccessivi, di sicuro oggi non sarebbero più praticabili.
In ogni caso le vogliamo bene, anche perché quegli anni con lei sono stati una grande esperienza che ci fa sentire ancora vicini a chi l'ha vissuta con noi. Anche dopo 40 anni, anche se ci vediamo ogni 10 e anche se siamo tutti diversissimi.

Vi è piaciuto il pensierino?
Secondo me la maestra mi avrebbe dato al massimo: "Benino".
Non sono mica Koenig o la Maccabelli...

Questo blog è per noi.

Ogni tanto, quando avrò tempo, pubblicherò una foto (una foto, un post), di tutte quelle che conservo, cui spero di aggiungere altre che mi manderete.
Di ogni nuovo post-foto sarete avvisati per email.

Ma, attenzione:

  1. non pubblicherò il post-foto successivo finché non vi sarete sprecati in qualche commento al post-foto precedente
  2. nei commenti chiamate i compagni per cognome
  3. mandatemi le foto che avete
  4. continuate a dare la caccia agli irreperibili
  5. fate crepare di invidia gli assenti
Se volete vedere il prossimo, iniziate a commentare!


L.T.