Non sto a mettere i nomi.
A chi avesse dei dubbi non suggerisco di aiutarsi leggendo la didascalia della foto del primo post, vista la involuzione.
Era quarant'anni fa o forse trentanove, perché non ricordo se ci facevano le foto in autunno o a primavera. Propendo per la seconda ipotesi, data l'abbondanza di pantaloni corti.
Ricordo che si doveva stare attenti al momento dello scatto, che forse era uno solo, per evitare di essere additati alla consegna della foto - e ancora oggi dai lettori del blog - per una smorfia orrenda.
Era una buona l'occasione per stare in mezzo a due compagne, come voleva la disposizione a scacchiera. Piacere che, però, mi fu sempre negato. Oltre che ai due accucciati, in prima fu negato a me e al De Leva per motivi di numeri. E gli anni successivi mi fu ancora negato per svariati motivi.
Non ambivo al posto vicino alla maestra, che poteva essere spunto qualche risolino dei compagni. Ma l'anno dopo mi toccò proprio quello, inducendomi un sorriso forzato.
Espressione da recluta atterrita.
Gli ultimi due anni, invece, ci fu un rilassamento dei costumi, con il passaggio al colore, foto storta, gente che passeggia dietro e l'abbandono della scacchiera. E io... ancora niente compagne.
Restano alcune domande:
Perché la Ferrario e la Mensi in terza non erano in tuta?
E in quarta perché Weiler lo era?
E poi, chiede Rossella Tomassini:
ma i calzini lunghi e rigorosamAi grembiuli della maestra riesco a dare un solo significato: spirito di servizio.ente bianchi facevano parte della divisa? io lo noto adesso!!!! anche se la Ferrario "esce" con un rosso fiammante!
Faceva moltissimo e molto sbagliava ma di sicuro ce la metteva tutta, dedicandoci tutta la sua persona.
L.T.