Amavo il calcio ma non ero ricambiato. Ero una pippa.
Mio padre - credo in terza - si assunse l'onere di mettere insieme la squadra.
Ma il calcio non era la sua specialità.
Cedette volentieri la panchina al signor Bellavite, molto serio e preparato, lasciandogli in eredità un nome molto azzeccato, "I Doppeldiavoli", che purtroppo credo cadde presto in disuso. Dal nome dipese il colore della maglia, rosso, che ci dava personalità tra le tante banali magliette bianche degli avversari.
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I Doppeldiavoli di Bellavite
Nella foto anche la maestra, che venne a vederci più di una volta pur non capendo assolutamente nulla di calcio ("ditemi quando devo applaudire", chiese) e mia sorella con un cane mascotte |
Il torneo della Leonardo da Vinci si giocava all'oratorio di Santo Spirito in via Valvassori Peroni ed era molto seguito.
Il signor Bellavite ci allenò, istruì e in quinta ci portò in finale, un risultato al di sopra delle più rosee aspettative, riuscendo anche a rispettare il principio che tutti dovessero giocare.
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Medaglia di partecipazione
al torneo di calcio
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Forse per evitare sospetti di nepotismo, il nuovo mister assegnò al figlio il poco ambito ruolo di portiere. Comunque sia andata (Ghinga, aspettiamo delucidazioni), Bellavite Jr. interpretò il ruolo con grande impegno e senza mai lamentarsi. Diversamente da altre classi che affidavano la porta a rotazione per non scontentare nessuno, noi avevamo un portiere vero. Un punto di forza.
A parte le pippe - che giocavano il minimo sindacale decubertiano - e quelli che se la cavano decentemente, gli altri nostri punti di forza - se non ricordo male - erano Koenig, fortissimo, affiancato da De Leva, tecnico ma meno potente, e Persico che, pur non avendo mai giocato prima a pallone (ricordo lo disse suo padre), correva come un matto.
E arriviamo alla grande chicca di questo post.
La mia mamma, collaborando alla mostra dei 60 anni della Leonardo da Vinci (che aveva fatto anche lei come tutto il resto della mia famiglia), raccolse quello che poté degli ex alunni più famosi. E trovò questo tema della quarta F, la classe di un certo Paolo Maldini.
Per chi non lo sapesse, è stato il più grande giocatore della storia del calcio italiano e ha vinto e rivinto tutto, tranne il mondiale.
Ebbene, anche Maldini partecipò al torneo della scuola e, come si legge nel tema di un suo compagno, la sua classe... AVEVA PAURA DELLA QUINTA C, "la squadra più forte del nostro girone". Capito? Maldini aveva paura della quinta C!
La partita l'hanno vinto loro (che erano pure in inferiorità numerica) colpendo anche due pali (dice il fazioso cronista, va' a sapere...).
Ma non importa, noi eravamo già matematicamente qualificati.
E poi in finale ci arrivammo noi, non loro.