Extradidattica

Non ho trovato nulla sulla visione integrale a puntate dell'Italia vista dal cielo di Folco Quilici.
Una volta sono stato operato da un tale dottor Quilici e quando mi ha confermato che era parente di Folco ho vantato la visione integrale dell'Italia vista dal cielo. Ma lui non l'aveva mai vista e non sembrava gliene fregasse molto.

Ho trovato:

Sceneggiato Robinson Crosue, con tanto di articolo sul Corriere (credo) con interviste a Monteratici, Cagnato, Tosi, Bellavite e Ferraro (sic).



Le avventure di Arlecchino al Teatro dell'arte.


Filmino Vita in un borgo medievale.



Il Ladro di Bagdad al cinema Leonardo.





Andate avanti voi con i ricordi, che i miei son consumati.


L.T.

Primo mese di scuola

Il cortile della Leonardo
Del primo giorno di scuola ricordo due cose
Che all'appello-adunata in cortile mia mamma (anzi, la mia mamma, come pretendeva che scrivessimo la maestra: Maria Dotti ci dica se aveva ragione) mi disse: "C'è anche un altro Leonardo!".
E che Abrami pianse un disperatamente e fu l'unico.
Io ero tranquillo ma dai modi sicuri della maestra nel dirigere tutti ebbi l'impressione di essermi arruolato in una specie di esercito.
Impressione giusta.



Prima pagina del primo quaderno.



Ricordo che Montelatici obiettò di essere nato a Londra. E che la maestra lo neutralizzò con un discorso sul concetto di patria.
A proposito, non so fu per un caso, ma ricordo che in classe avevamo una cartina dell'Italia ante seconda guerra mondiale, con l'Istria ancora italiana.

Notare:
  1. le bandierine in stile littorio
  2. la iniziale minuscola di patria, segno che alla maestra - in fondo - importava più la forma italiana del nazionalismo
  3. il voto, stringato come al solito e che non premia neanche un po' la fatica che traspare tutti quegli aggiustamenti delle linee
  4. la firma di mia madre che, due anni prima della riforma del diritto di famiglia, usa il cognome del marito

Qui sotto, invece, il "benino" ci sta tutto.
Già mostravo scarsa attenzione per le teorie creazioniste.





L.T.


Foto ufficiali: la storia della foto in tuta


Vedi post Le foto ufficiali
La maestra voleva farla rinviare perché non avevamo l'uniforme!

Una volta tanto qualcuno - probabilmente il fotografo, a cui non fregava nulla del prestigio della Doppelbauer - è riuscito a contenerla.

E la maestra "fu costretta a scendere": espressione scelta con gusto per descrivere la scena, che evidentemente non mi dispiacque, in cui Davide-fotografo sconfigge Golia-maestra.

E poi c'è la mia ennesima bugia: sulla mano della maestra.



L.T.

"La più forte del girone"



Amavo il calcio ma non ero ricambiato. Ero una pippa.
Mio padre - credo in terza - si assunse l'onere di mettere insieme la squadra.
Ma il calcio non era la sua specialità.
Cedette volentieri la panchina al signor Bellavite, molto serio e preparato, lasciandogli in eredità un nome molto azzeccato, "I Doppeldiavoli", che purtroppo credo cadde presto in disuso. Dal nome dipese il colore della maglia, rosso, che ci dava personalità tra le tante banali magliette bianche degli avversari.


I Doppeldiavoli di Bellavite
Nella foto anche la maestra, che venne a vederci più di una volta pur non capendo assolutamente nulla di calcio ("ditemi quando devo applaudire", chiese) e mia sorella con un cane mascotte
Il torneo della Leonardo da Vinci si giocava all'oratorio di Santo Spirito in via Valvassori Peroni ed era molto seguito.
Il signor Bellavite ci allenò, istruì e in quinta ci portò in finale, un risultato al di sopra delle più rosee aspettative, riuscendo anche  a rispettare il principio che tutti dovessero giocare.

Medaglia di partecipazione
al torneo di calcio

Forse per evitare sospetti di nepotismo, il nuovo mister assegnò al figlio il poco ambito ruolo di portiere. Comunque sia andata (Ghinga, aspettiamo delucidazioni), Bellavite Jr. interpretò il ruolo con grande impegno e senza mai lamentarsi. Diversamente da altre classi che affidavano la porta a rotazione per non scontentare nessuno, noi avevamo un portiere vero. Un punto di forza.
A parte le pippe - che giocavano il minimo sindacale decubertiano - e quelli che se la cavano decentemente, gli altri nostri punti di forza - se non ricordo male - erano Koenig, fortissimo, affiancato da De Leva, tecnico ma meno potente, e Persico che, pur non avendo mai giocato prima a pallone (ricordo lo disse suo padre), correva come un matto.

E arriviamo alla grande chicca di questo post.
La mia mamma, collaborando alla mostra dei 60 anni della Leonardo da Vinci (che aveva fatto anche lei come tutto il resto della mia famiglia), raccolse quello che poté degli ex alunni più famosi. E trovò questo tema della quarta F, la classe di un certo Paolo Maldini.
Per chi non lo sapesse, è stato il più grande giocatore della storia del calcio italiano e ha vinto e rivinto tutto, tranne il mondiale.
Ebbene, anche Maldini partecipò al torneo della scuola e, come si legge nel tema di un suo compagno, la sua classe... AVEVA PAURA DELLA QUINTA C,  "la squadra più forte del nostro girone". Capito? Maldini aveva paura della quinta C!
La partita l'hanno vinto loro (che erano pure in inferiorità numerica) colpendo anche due pali (dice il fazioso cronista, va' a sapere...).
Ma non importa, noi eravamo già matematicamente qualificati.
E poi in finale ci arrivammo noi, non loro.








Cecchi e Ruggeri

Titolo a effetto di questo post poteva essere "Il bastone e la carota" con riferimento non al metodo di insegnamento del nuoto, in realtà molto più rozzo, ma allo strumento di tortura utilizzato dal Walter e ai capelli della sua compagna di merende Ruggeri.
E sì, perché anche questo è venuto fuori dallo scatolone:




Mi scuso per il vile contenuto del testo, che farebbe concorrenza a quello di un dissidente costretto a parlar bene del regime dal suo gulag siberiano.
L'unico scatto di dignità è la denuncia del capello tinto della Ruggeri.
Altro che "molto entusiasta" (che tra l'altro non si dice), altro che "migliorare lo stile" (quale?), ricordo le vasche a dorso e lui che ci allungava 'sto bastone perché noi ci aggrappassimo. Ma che metodo è?

Ricordo che a un certo punto smettemmo di andarci, perché?
C'è ancora la piscina?
Belli dovevano essere i mosaici, però.

L.T.

Minimarcia "Città Studi"


Incominciamo l'inserto sportivo con la Minimarcia Città Studi, 9 giugno 1974.
Notate le dita a "V". Chi ci suggerì un gesto così anglo-americano? La maestra?





Conservo ancora la medaglietta, restando una delle più prestigiose imprese sportive completate dal sottoscritto.






Lasciando da parte il calcio, di cui parlerò nel prossimo, qualcuno ricorda qualcosa del nuoto che i primi anni facevamo dentro la scuola? Noi maschi avevamo un istruttore nazista o sbaglio?
Qualcuno ricorda altre attività o uscite sportive (non calcistiche)?

L.T.

La maestra di Città Studi

Ritaglio conservato da Rossella Tomassini

Chissà chi era "B.B.W." che l'ha scritto.
Sappiamo solo che era stata/o ben informata/o da qualche mamma.
La maestra è dipinta con i seguenti termini, riportati tali e quali dall'articolo:
  • apprezzata e temuta
  • capace di inquadrare ragazzini per la vita e di sfornare eccellenti studenti
  • fonte di patemi per i genitori
  • capace di trasformare mocciosi in ragazzi maturi e riconoscenti nonostante le sue "angherie" [virgolette dell'autore]
  • sicura e dotata di forte tempra
Strana terminologia per un articolo che voleva essere celebrativo.
Oggi manderebbero un'ispezione.
Ieri, invece, tanti genitori chiedevano di averla come maestra per i propri figli.
Così fecero anche i miei. E non furono i soli, il che spiega anche perché la nostra classe fosse più numerosa delle altre.
Tra gli altri ci fu la mamma di Pagnoni, che ha conservato la lettera alla "signorina" direttrice della Leonardo Da Vinci.